Narra una storia di molto tempo fa, di quando, per intenderci, ancora il popolo degli uomini e quello degli esseri fatati vivevano entrambi sulla terra ciascuno la propria vita, senza danneggiarsi a vicenda, che fu proprio in un prato, luminoso di primule gialle appena spuntate, che il re degli elfi perse il suo cuore per una donna mortale. Erano i primi giorni di sole, e sulla terra erano nate le primule a rallegrare i prati col loro colore di pallido oro, dopo un inverno così lungo e cupo che persino gli esseri fatati ne avevano subito la tristezza.
Il Re degli elfi veniva da un suo splendido mondo d'oro e di cristallo, attraversato da verdi lame di luce, luminose come raggi di sole, da un mondo dove tutto era bellezza, incanto e malia e dove abitavano bellissime fate. E tuttavia, quando, affacciandosi da una delle sue torri, vide occhieggiare tra la terra ancor secca dal freddo invernale quei primi annunci di sole, venne colto dal desiderio di far visita alla bellezza del mondo degli uomini.
Proprio da quelle parti viveva un nobile re, in un castello che si alzava superbo e possente sulla collina. Anche il re era possente e superbo, e già avanti negli anni. Con lui viveva la sua giovane sposa, un po' intimorita da quel marito così altero, un po' melanconica per la solitudine alla quale la costringeva la gelosia di lui.
Quel primo giorno di sole, anche la giovane regina, attratta dai primi raggi di luce e dai fiori gentili spuntati così numerosi nei prati, indossò un suo bell'abito di seta frusciante, verde come la tenera erba, scese dalle sue alte stanze e corse felice come una bimba verso quella promessa di primavera. Ovunque, le primule profumavano del loro profumo leggero, del profumo di ogni cosa del bosco e dei prati.
Il re degli elfi era abituato alla bellezza del suo mondo e della sua gente, eppure, quando vide quella giovane donna mortale muoversi lieve in quel prato di primule gialle, i lunghi capelli biondi del medesimo oro quieto dei fiori appena nati....Quando vide quei capelli che le danzavano leggeri dietro le spalle una danza che sembrava in onore della primavera, incarnazione della primavera ella stessa con quell'abito di tenero verde di seta, il suo cuore fu preso in un istante, e per sempre.
Si avvicinò dunque alla splendida giovane, promettendole che un giorno l'avrebbe condotta nel suo invisibile mondo. E lei, alzando gli occhi a guardare quella bella creatura di un'altra epoca e regno, gli lesse nel cuore i sorrisi, la dolcezza, il riso gentile che egli aveva conservati per la compagna, e si abbandonò senza esitare a quella promessa sconosciuta di gioia.
La giovane però era a sua volta sposa di re, e non poteva allontanarsi dal proprio mondo senza il consenso del suo signore. Fu così che un giorno il re fatato, si presentò alla corte del re mortale, e lo sfidò ad un gioco simile agli scacchi, che si giocava in quei tempi.
Imbaldanzito da due vittorie consecutive, ritenendo, nella sua superbia, impensabile una sconfitta, il re mortale sfidò infine la creatura non mortale ad una terza partita, invitandola a scegliere la posta della vittoria.
"Quello che il vincitore chiederà, sarà suo." Disse sorridendo il re degli elfi, ed il re umano non vide - accecato dall'avidità delle due splendide vittorie consecutive e dalla sua stessa alterigia - il bagliore verde negli occhi dell'avversario.
Ovviamente, questa volta la vittoria arrise all'essere fatato, che espresse il suo desiderio : voleva Lei, la bellissima sposa del re, la voleva da quando l'aveva vista danzare tra i fiori, in un giorno ormai lontano di primavera, e non era disposto ad aspettare un momento di più. L'onore non avrebbe dovuto lasciare al re degli uomini alcuna scelta, eppure egli si fece istintivamente più accosto alla sposa, stringendo la spada, e tutti i suoi cavalieri con lui.
Il re degli elfi però, sguainò la sua spada e prese ad avanzare, impassibile, mentre la schiera si apriva magicamente per lasciarlo passare, raggiunse la donna e la cinse con il braccio che non impugnava l'arma. Come per incanto, i due si sollevarono da terra, sempre più in alto, fino a quando sembrarono due uccelli, forse due cigni, che scomparvero nel sole.
Raggiunsero così la luminosa terra del sovrano fatato, ed è a causa di ciò che scoppiò la prima guerra tra gli uomini ed il popolo degli elfi, il cui re, però, non abbandonò mai la sua sposa mortale.
Si dice che ancora oggi, talvolta, nei primi giorni di sole dopo un cupo inverno, il re degli elfi e la sua sposa vengano sulla terra a raccogliere le primule d'oro dai prati, e sarebbe questo il motivo per cui questi fiori scompaiono così rapidamente dai campi. Qualcuno racconta anche di avere intravisto la sagoma scura di due esseri, forse fatati, o forse solo due uccelli, volare in coppia contro il sole e scomparire nei cielo di primavera.